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Tra Frescobaldi e Rheinberger: rivelazioni in Duomo
di Massimo Di Gesu



Vi sono concerti che intrattengono, altri che seducono, alcuni forse che deludono... altri ancora che decisamente soggiogano!
Ma pochi sono gli eventi musicali che si scolpiscono nella memoria per la loro capacità di 'costruire', di corroborare il senso del rapporto col suono, di "fisicizzarne" le prerogative drammaturgiche, e plasmarne i contenuti fino alla soglia di una verbalizzabile evidenza della loro necessarietà... e tuttavia con la profondità di una pregnanza che mai potrebbe affrancarsi dalla luminosità del puro pensiero e dei semanticamente moltiplicanti echi del sentimento.

Un concerto che rientra in quest'ultima categoria è quello tenutosi la sera del 24 giugno al Duomo di Monza, che vedeva protagonisti l'organista Matteo Riboldi, il coro della Cappella musicale del Duomo ed il suo direttore Giovanni Barzaghi.
Secondo dei due concerti programmati per l'inaugurazione dei due nuovi organi della basilica di San Giovanni, questo evento integra le mirabilia già ascoltate in occasione del concerto del 10 giugno proponendo all'ascolto brani in cui le caratteristiche dell'organo meridionale (Zanin) vengono ulteriormente rivelate nelle suggestioni di una multicolore miscellanea frescobaldiana, mentre il settentrionale (Metzler) viene impiegato, sia nella dimensione solistica che nella funzione di sostegno al coro, in una seconda parte di programma interamente dedicata all'autorevole figura del compositore Josef Gabriel Rheinberger.

Il senso di 'edificazione' culturale di questo concerto è dato dalla variegatezza di un programma in cui ogni lavoro (scelto con raro acume in base al rapporto tra raffinatezza linguistica e concisione) viene collocato nel programma seguendo il criterio dell'alternanza di vari parametri (organico, carattere, connotazioni linguistico-strutturali) che, in un florido cangiantismo espressivo, evidenzia con la massima vivacità le caratteristiche di ogni brano, rendendone la fruizione un'esperienza di esaltazione sempre crescente.
Già questo principio è evidente nell'assortimento della prima parte del programma a soggetto G. Frescobaldi. M. Riboldi può infatti polarizzare l'attenzione del fitto pubblico con un notevole sfoggio di maestria e versatilità nella proposizione della monumentale Toccata sesta per l'organo sopra i pedali e senza, cui seguono il virtuosistico Capriccio sopra ut-re-mi-fa-sol-la, le raffinate marezzature cromatiche della Toccata per la Levatione dai Fiori Musicali (resa ancor più suggestiva nell'arcaico vagolare delle sue asperità armoniche dal non equabile temperamento dell'organo -meridionale- di Zanin), nonché l'Aria detta balletto (dal Secondo libro di Toccate) col suo tripudiante proliferare di variazioni.

Ancor più nella seconda parte del programma, G. Barzaghi (coordinatore musicale del progetto "nuovi organi del Duomo") evidenzia il proprio talento di promotore musicale nella compilazione della seducente monografia rheinbergeriana, nel corso della quale si segnala anche nelle vesti di sensibile direttore della compagine corale della Cappella musicale.
In questa sezione del concerto i Charakterstuecke op. 156 per organo solo di Rheinberger vengono alternati ai Cinque Inni op. 140 per coro a 4 voci miste e organo.
Il compositore lussemburghese (1839-1901), apprezzato maestro anche di Wolf Ferrari e Humperdink, viene rivelato in queste composizioni nella solidità di un artigianato che, pur nell'assorbimento del rigore del contrappuntismo bachiano e di una consequenzialità sintattica di ispirazione beethoveniana, non è assolutamente refrattario al gusto per una duttilità armonica che gli permette di configurare con rara efficacia sia la massiva possanza della Trauermarsch per organo solo che le imploranti oasi dell'Eripe me, fino all'intimo lirismo delle espansioni dell'Ave Regina (nella cui esecuzione è spiccata la prova del baritono Tommaso Farina).
Corollario-compendio di tutti quanti questi atteggiamenti si è poi avuto nella toccante esecuzione dello Stabat Mater op. 138.

Applausi fragorosi hanno accolto queste interpretazioni in cui, come di rado avviene, il godimento estetico è stato vessillo di un'importante operazione culturale... Tuttavia niente di didascalico: il mondo delle relazioni sonore, quando sapientemente esplorato, può essere solo umanisticamente rivelatorio.

Massimo Di Gesu


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  28 giugno 2003